La noia al potere

È uscito da alcune settimane “Il potere è noioso: Il mondo globalizzato raccontato dal più anarchico degli economisti”, di Alberto Forchielli. L’ho letto e ne ho sottolineato alcuni passaggi. Ve li riporto. E poi comprate il libro (anche perché in realtà Forchielli non è un economista, ma un imprenditore).

Gli imprenditori italiani: “Col senno di poi, dico che facemmo l’errore di non capire che chi comprava – l’imprenditoria privata – era forse peggiore dei boiardi di Stato ramificati dentro al pubblico, quelli che dovevamo a tutti i costi mandare a casa. Così ci hanno guadagnato i vari Benetton, Tronchetti Provera, Riva, Rocca, e compagnia bella. L’imprenditoria stracciona non si è dimostrata molto migliore di quella pubblica”.

Il PIL: “So che l’ 1% di crescita Pil – che numericamente vale quanto una scoreggia e per quelli che hanno studiato può valere anche come un errore statistico – è nulla e non modifica né il tenore di vita degli italiani né il problema della disoccupazione giovanile”.

Le riforme: “Le riforme che servono al Paese sono come i cicli di chemioterapia: per stare bene, prima devi stare male”.

La burocrazia e i sindacati: “Perché in Italia si lavora in condizioni talmente ostili, tra mancanza di servizi e infrastrutture inadeguate, burocrazia pazzesca, tasse folli e sindacati trogloditi, che se riesci a sopravvivere da noi poi conquisti il mondo”.

L’Italia del futuro: “Continuando così, l’Italia tra vent’anni sarà un Paese in stile sovietico, pieno di pensionati e con una miriade di poveri. L’unica incertezza sul nostro futuro è legata ai ricchi. Probabilmente scapperanno all’estero oppure si rifugeranno in compound, vivranno in comunità circondate e protette da guardie armate come in Sudamerica, per salvarsi dalla microcriminalità che crescerà esponenzialmente. L’Italia del 2040 sarà identica ai paesi comunisti degli anni Ottanta, con città dal grande passato piene di monumenti fatiscenti e negozi vuoti; quello che già si intravede nella provincia profonda. Prevedo una miseria epocale, come nella Cuba dell’embargo o come nell’Europa dell’Est prima del crollo del Muro. Non sono catastrofista, è un processo già in atto, sotto gli occhi di tutti”.

Internet in Italia: “Ecco di cosa dobbiamo preoccuparci: di internet che va a carbonella. Nel mondo le imprese scappano dai posti dove non c’è la banda larga. Internet che va piano è peggio dell’alto costo del lavoro perché nuoce tremendamente alla produttività”.

Americani e cinesi: “Quanto alle pecche in politica estera, gli Usa hanno sempre puntato sulla macchina industrial-militare. Loro spendono per fare le guerre, mentre la Cina con un decimo dei soldi si compra i Paesi. È una strategia più intelligente, più efficace. Lo sosteneva già il presidente Eisenhower, alla fine del suo secondo mandato: state attenti alle lobby che spingono sul connubio industrial-militare. Era il 1961 e lui aveva ragione. Comprare i Paesi anziché bombardarli è più semplice, costa meno e non fa morti. I cinesi hanno capito tutto”.

Chi conta nel mondo: “Quelli del Bilderberg sono dei pensionati sfigati che hanno un sacco di tempo da perdere, tutto qui. Chi conta davvero sul pianeta Terra sono i super-burocrati del Partito comunista cinese, i grandi fondi di investimento americani, tipo BlackRock, e alcuni del mondo anglosassone. E la Federal Reserve. Il resto è spicciolame”.

La grande impresa in Italia: “La Pirelli era l’ultima multinazionale rimasta in Italia, dopo la scomparsa di Olivetti, Montedison, Fiat e Alitalia. Utilities e aziende statali non contano, quindi possiamo dire di esserci riusciti: abbiamo smantellato il Paese.

I Cinesi: “Vogliono esportare la loro mancanza di etica e imporre al resto del mondo la loro assenza di regole, esportando corruzione, delinquenza e disprezzo per la dignità umana. Prato e le sue industrie tessili costituiscono un esempio lampante: arrivano, fanno il bello e il cattivo tempo, senza rispettare le leggi, le norme di sicurezza, le tutele dei lavoratori e poi mandano a casa tutti i soldi. E qui non rimane nulla. In Cina non esiste lo stato di diritto, ti stringono la mano e poi ti fregano”.

L’India: “Insomma, oggi non sappiamo quale sia la sua posizione ma sappiamo per certo che il giorno in cui sceglierà con chi stare, determinerà la governance mondiale, mentre per adesso fa vedere la figa ma non la dà a nessuno”.

E infine un consiglio: “Quindi il messaggio è giusto: spegnete la tv”.

 


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