Ogni organizzazione che funziona bene ha un linguaggio comune. Il linguaggio è espressione dei valori, della cultura, del modo di affrontare i problemi e le relazioni. Nelle organizzazioni coese tutti usano le stesse parole, gli stessi concetti, e li trasmettono di generazione in generazione. È sufficiente andare in giro per gli uffici e i reparti, parlare con la gente che vi lavora, a tutti i livelli. E ascoltare quando parla dell’impresa, dei colleghi, del futuro. Se le persone condividono gli stessi linguaggi, il tono della voce, i gesti, allora vuol dire che l’organizzazione funziona. E gli individui, anche quando sono fuori dall’organizzazione, continuano a parlare lo stesso linguaggio, perché fa parte della loro identità. Quando i subordinati, o i più giovani, stando fra di loro, usano un linguaggio che non ha alcun rapporto con quello che usano con i capi o con i più anziani, vuol dire che non c’è più comunicazione. Una netta differenza fra linguaggio formale e informale è segno di disaccordi, fratture incurabili. Riconosciamo le cattive organizzazioni per la differenza fra il linguaggio utilizzato in privato e quello usato in pubblico.