Un ruolo organizzativo in forte aumento è quello del “frenatore”. È normalmente un quadro intermedio di una grande organizzazione, sopravvissuto chissà come a processi di sfoltimento ed esternalizzazione, su cui si sono concentrate enormi responsabilità senza che sia gli stato riconosciuto più potere o autonomia. Si sente un capro espiatorio, destinato a far la fine dei suoi colleghi già licenziati, e mette in atto strategie di resistenza basate sulla rigida applicazione delle regole, in modo da non correre alcun rischio. Lo si riconosce da alcune tipiche affermazioni: «Bisogna fare richiesta su apposito modulo», «Non è consentito dalle procedure», «Lei non può parlare direttamente col direttore, ci penso io». Controlla in modo ossessivo il suo ambito di competenza, scarica la sua frustrazione su chi ha meno potere di lui, ogni richiesta a lui rivolta deve avvenire sotto forma di preghiera. Ha capito che la miglior tattica è l’ostruzionismo. Il risultato è tragico: dato che nulla funziona come dovrebbe, si diffonde una cultura colpevolizzante, in cui il problema principale è quello di non essere individuati come responsabili del fallimento.