Scorrendo molti organigrammi – specie di grandi organizzazioni – capita di imbattersi in una casella denominata “Incarichi speciali“. Questa unità organizzativa è normalmente posta alle dirette dipendenze del vertice (Direttore Generale o Amministratore Delegato) e non ha personale interno, ad eccezione naturalmente del titolare. Scorrendo poi il manuale organizzativo, in cui sono riportate caratteristiche e responsabilità di ogni unità, scopriamo che la descrizione del ruolo di “Responsabile degli incarichi speciali” si esaurisce in una riga: “Si occupa di incarichi non predefiniti e non predefinibili. Opera su mandato specifico della Direzione Generale“. Ma cosa si intende per incarichi speciali? Per molte organizzazioni tutto ormai costituisce un “incarico speciale”: sono le organizzazioni continuamente alla ricerca di nuovi mercati, e di innovazioni di prodotto e di processo. Per altre organizzazioni invece si tratta di incarichi ad alto tasso di riservatezza, che richiedono discrezione e capacità di muoversi dietro le quinte, spesso a supporto di azioni di lobbying o di manovre industriali o finanziarie di alto profilo. Esistono infine le organizzazioni (e non sono poche) in cui nella casella “incarichi speciali” vengono collocati ex dirigenti caduti in disgrazia, che non si possono o non si vogliono allontanare. L’incarico di “Responsabile degli incarichi speciali” consente all’azienda di tenere lontani questi personaggi da responsabilità operative e garantisce ai “trombati” una posizione prestigiosa e ben pagata per non fare nulla tutto il giorno.