Molte aziende si lamentano dei lavoratori assunti dopo lunghi periodi di prova. Tali lavoratori, una volta stabilizzati alla scadenza del contratto a tempo determinato, aumentano le assenze dal lavoro, sono meno precisi e puntuali, si dimostrano meno disponibili. Di fronte a tale “ingratitudine” le direzioni aziendali si meravigliano e si rammaricano. Ma è davvero così sorprendente un fenomeno del genere? Se l’azienda si dimostra troppo a lungo opportunista e diffidente nei confronti del lavoratore, questi maturerà gli stessi sentimenti nei confronti dell’azienda, e non vedrà l’ora di ripagarla con la stessa moneta. Un lavoratore in prova sa che deve apparire inappuntabile e al di sopra di ogni sospetto di opportunismo, e finisce per autocensurarsi sui propri diritti (malattie, sciopero, etc.). Questo comporta un lungo periodo di ansia e di stress che sfocia spesso, una volta acquisita la stabilità del posto di lavoro, in un comportamento di rivalsa che porta ad assenze, minor produttività, minore disponibilità, diffidenza rispetto alle politiche aziendali.