Vi sono percorsi professionali che espongono i manager a pochi stimoli esterni. Ne risultano dirigenti poco abituati rimettere in discussione le proprie credenze e i propri assunti. Alcune ricerche evidenziano che tali situazioni sono proprie ad esempio di figure professionali che appartengono al settore terziario, con un profilo manageriale burocratico e con esperienza in un’unica organizzazione (azienda o ente pubblico).
La presenza di questi tre requisiti porta ad una oggettiva delimitazione del campo dell’esperienza, ossia a una riduzione della gamma di stimoli cui il manager è esposto. Il grado di apertura mentale di un manager è connesso al grado di esposizione dello stesso a molteplici esperienze. Solo la varietà delle esperienze porta ad un continuo esame della realtà e ad un processo di revisione critica delle certezze elaborate. Le esperienze che favoriscono la riduzione della chiusura mentale sono quelle che disconfermano (in tutto o in parte) le credenze che il manager tende a strutturare nel tempo.
L’apertura mentale è tanto maggiore quanto più i processi cognitivi del manager hanno una forte base sperimentale, tipica ad esempio dei settori ad alta innovazione, e tanto minore quanto più le sue conoscenze hanno base ideologica e burocratica.