In “Maigret e il barbone”, Simenon scrive che Maigret “aveva una lunga esperienza in fatto di uomini semplici, poco intelligenti, che credono che si voglia approfittare della loro ingenuità e, diffidenti, diventano aggressivi, quando non si rinchiudono in un mutismo ostinato.”
In questo racconto, Maigret si imbatte in un battelliere, di nome Van Houtte: “non era intelligente. Invariabilmente era con gli imbecilli che (Maigret) aveva più difficoltà, perché sono ostinati, rifiutano di rispondere, non esitano a negare quello che hanno affermato un’ora prima, senza turbarsi quando si mette il dito sulle loro contraddizioni”.
E alla fine è proprio il battelliere – pur se colpevole – che la spunta, e soddisfatto afferma: «I testimoni dicono una cosa. Io ne dico un’altra. Ciò non significa che sia io il bugiardo. Ho lavorato per tutta la vita. Chieda a qualunque battelliere cosa pensa di Jef Van Houtte. Non uno parlerebbe male di me».