La reputazione delle associazioni di rappresentanza viene periodicamente scossa da crisi di immagine. Sono crisi che nascono da scandali (veri o presunti) interni all’associazione, o da fatti negativi che coinvolgono imprese iscritte (questo fenomeno colpisce in particolare le “associazioni movimento”, come quelle cooperative, più che le “associazioni sindacato”, come ho avuto già modo di dire qui). Spesso le associazioni non sono preparate ad affrontare simili eventi: mancano sistemi di crisis management che prevedano regole e responsabilità chiare per gestire l’emergenza comunicativa. In assenza di tali sistemi le associazioni finiscono per trovarsi in balia degli eventi: nasce la sindrome da assedio e si rischia di andare nel panico, con reazioni che non fanno che peggiorare ulteriormente la situazione. Ma il vero problema è che la crisi di reputazione non è la causa dei problemi delle associazioni, ma il suo effetto. È una crisi che nasce quando manca una forte e condivisa identità: ognuno va per conto suo, e le azioni sono contraddittorie. È una crisi che nasce quando mancano nel sistema persone di talento, dotate di empatia, in grado quindi di ascoltare, capire i pericoli e le opportunità, e agire di conseguenza. Gli strumenti gestionali e di crisis management possono aiutare a minimizzare i danni, ma il vero antidoto alla crisi nasce da politiche associative virtuose e da una attenta selezione e preparazione dei gruppi dirigenti. “Ci vogliono vent’anni per farsi una reputazione, e cinque minuti per rovinarla. Pensateci e farete le cose in modo diverso” (Warren Buffett).
Una risposta a “La reputazione di un’associazione”
Legacoop sta sforzandosi di ripristinare la reputazione scossa dagli eventi romani e “cerca le parole”