Italassoagri (nome di fantasia) è un’associazione di imprese che ha aperto per prima la strada a nuove definizioni di business e di prodotto nel campo della produzione e commercializzazione agroalimentare. Oggi, con il ricambio del vecchio gruppo dirigente ed il mutare delle condizioni esterne (mercati, tecnologie, scenari), l’associazione si trova ad affrontare una profonda trasformazione dovuta alla necessità di adeguare le proprie strategie e gli strumenti di gestione.
La storia di Italassoagri è una storia vivace, fatta di successi ma anche di scontri, scissioni, epurazioni, etc. Tale “fermento associativo” rischia oggi di essere sterile se non trova una direzione condivisa che consenta alla ricchezza delle componenti della “galassia” Italassoagri di trovare in Italassoagri stessa le risposte alle proprie esigenze.
La situazione attuale evidenzia un – ennesimo – stato di grande fermento fra gli associati.
Si stanno confrontando varie tesi e posizioni sul futuro dell’associazione, con un dibattito che segue canali spesso sotterranei e non istituzionali.
Alle domande sul futuro di Italassoagri si affiancano poi altre domande sugli strumenti organizzativi e gestionali di cui dotarsi: numerose sono le incongruenze e le insoddisfazioni segnalate, con diagnosi spesso convergenti nell’individuare una serie di carenze nell’operato degli attuali vertici (dirigenti eletti e funzionari preposti).
Più che focalizzare l’attenzione su tali carenze, note da tempo e da tempo oggetto di discussione, occorre prima ancora fare il punto sui problemi di posizionamento strategico e di assetto organizzativo che Italassoagri si trova ad affrontare.
La storia di Italassoagri è quella di una associazione di rappresentanza di interessi caratterizzata a lungo da una forte connotazione identitaria e valoriale.
Negli ultimi anni tuttavia la composizione della base associativa è cambiata fortemente, seguendo un’evoluzione dell’economia italiana e mondiale verso nuovi tipi di imprese e di imprenditori. Si apre così una fase nuova per Italassoagri, che si trova di fronte alla necessità di una ri-definizione del patto associativo, essendo improponibile un ritorno alla situazione precedente.
Tale passaggio richiede “l’uccisione dei padri fondatori” da parte del nuovo gruppo dirigente, cioè una riconfigurazione dei paradigmi culturali e strutturali.
Occorrono in altri termini dei dirigenti che si pongano come ri-fondatori culturali, sociali ed economici, che si impegnino a fondo per sviluppare Italassoagri come associazione “nuda e pura” e che utilizzino per tale compito un management associativo professionalizzato.
L’alternativa consiste nel mantenere Italassoagri come struttura statica e immutabile, in una sorta di nostalgia perenne dei bei tempi passati.
Tutto questo potrà avvenire solo se si riusciranno a superare le forti resistenze al cambiamento, provenienti essenzialmente da due schieramenti: 1) il nucleo storico dei vecchi associati, legato ad una idea di associazione come luogo identitario e veicolo di relazioni, prestigio, esclusività; 2) buona parte dell’apparato professionale interno, poco propenso (per usare un eufemismo) a ricercare nuove funzioni per soddisfare la grande platea di nuovi associati che hanno caratteristiche profondamente diverse dai vecchi e non si riconoscono più nelle passate identità e nei relativi rituali associativi.