In una situazione di crisi una decisione tarda a venire anche se è già matura da tempo. È proprio tale ritardo che evidenzia la situazione di crisi, e la rende nota a tutti. La scelta non viene risolta, la soluzione resta incerta. L’unica certezza è che la fine della condizione critica è imminente, e passerà attraverso un capovolgimento dei rapporti esistenti. Alcuni lo sentono come minaccia e lo temono, altri lo invocano speranzosi. Vengono profetizzati sconvolgimenti, e intanto nascono divisioni interne, fra chi nega la crisi e chi invece la individua in ogni avvenimento quotidiano. Mascheramento ed inasprimento fanno parte del medesimo processo.
I poteri interni vengono messi in discussione, nascono fazioni, gruppi clandestini. Tutti si appellano a valori assoluti di “efficienza, competitività, innovazione” e bollano gli avversari come “miopi, assetati di potere”. I realisti si contrappongono ai visionari, i conservatori ai rivoluzionari.
Thomas Paine sostiene che “quanto più duro il conflitto tanto più glorioso il trionfo”. La particolarità della crisi è che poggia su un’ambivalenza che acceca nella stessa misura in cui tende a smascherare.