Quando si parla di cooperative come le cantine sociali, gli impianti per la trasformazione e conservazione di frutta e verdura, i caseifici, ecc., si parla di cooperative di supporto a valle dell’impresa associata. Sono cooperative che svolgono funzioni di raccolta, trasformazione, commercializzazione dei prodotti degli agricoltori soci. Le imprese operanti in questo settore sono numerose e trattano prodotti diversissimi, ma tutte affrontano indistintamente lo stesso problema: conciliare le capacità produttive del socio e la soddisfazione delle richieste del mercato. Tale problema diviene man mano più acuto quando la cooperativa agricola passa dalla dimensione artigianale a quella industriale.
La cooperativa di grandi dimensioni si caratterizza per un allargamento della base sociale, una profonda evoluzione tecnologica, una diversa politica di mercato. Questa evoluzione comporta un maggiore distacco tra direzione tecnica dell’impresa e consiglio di amministrazione, le cui funzioni principali si orientano sempre più in attività di ratifica e di controllo. Una volta realizzata la trasformazione della cooperativa in vera e propria industria, la cooperativa tende ad assumere inevitabilmente una propria logica di comportamento sul mercato che mira, quanto meno, a garantirne la sopravvivenza. Ad esempio, per migliorare la propria competitività sul mercato, la cooperativa tende a migliorare i propri prodotti e quindi a richiedere ai soci conferenti merce di sempre migliore qualità. Questo processo comporta la penalizzazione e la marginalizzazione di quei soci che non riescono ad adeguare la loro produzione agli standards richiesti dalla cooperativa. Oppure, la ricerca della compressione dei costi porta alla differenziazione dei ricarichi (ad esempio per la raccolta del prodotto per i singoli soci) sulla base non più soltanto della quantità, ma anche del costo effettivo del servizio stesso (ad esempio, del trasporto).
Col crescere delle dimensioni aziendali, aumenta il potenziale contrasto di interessi del socio in quanto conferitore e del socio in quanto proprietario dell’impresa. A questo si aggiunge la logica imprenditoriale dei managers della cooperativa, dipendenti e non soci, che, pressati dalle esigenze di mercato, sono portati ad anteporre una sorta di determinismo economico e di mercato alle esigenze dei soci.
In questo tipo di cooperativa le aspettative di partecipazione da parte dei soci sono limitate. La partecipazione assume più una veste di controllo, di verifica e di discussione e ratifica delle grandi scelte.