“La fiducia è una cosa seria” era lo slogan che per anni ha accompagnato la promozione di una nota azienda casearia. A volte sembra che ciò che è importante per un formaggino non lo sia altrettanto all’interno di certe aziende, che non fanno nulla per alimentare il livello di fiducia al proprio interno.
Se si guarda la fitta rete degli scambi sociali che ogni giorno, ogni istante, caratterizza il lavoro delle persone in una qualsiasi azienda, è inevitabile notare come la qualità di questi scambi dipenda in modo fondamentale dal grado di fiducia che intercorre tra le persone. Se mi fido di qualcuno posso prendere per valida ogni sua affermazione, posso essere tranquillo sul fatto che non cercherà di ingannarmi, posso evitare di controllare ogni sua informazione, e così via. L’assenza di fiducia rallenta le operazioni, porta a infiniti controlli, clausole, verifiche. È la differenza che passa fra una stretta di mano e un contratto firmato.
Come si fa a capire qual è il grado di fiducia in un’azienda? Occorre guardare ai comportamenti discrezionali, ovvero quelli non previsti da ruoli e norme organizzative. Quanto questi comportamenti sono improntati a valori profondi come altruismo, coscienziosità, virtù civica, collaborazione? Quanto ci si fida – “a prescindere” – di colleghi, capi, collaboratori, clienti, fornitori? Ogni azienda dovrebbe fare una verifica del proprio livello di fiducia interno, perché questo determina, meglio di mille altri interventi di “reingegnerizzazione” e automazione, i livelli di efficienza, produttività, innovazione.