di Lorenzo Ciapetti, Presidente Antares e Giuliano Nicolini, Esperto di management e organizzazione
L’innovazione è sempre un’opera creata da un autore multiplo, dietro il quale si celano tanti contributi e tante storie (distrettuali), tutte necessarie per arrivare all’esito finale, ma nessuna, da sola, sufficiente per raggiungerlo. Un processo che il sistema manifatturiero reggiano ben conosce. Ci riferiamo a imprenditrici e imprenditori spesso piccoli, ma che non hanno il complesso di esserlo, che hanno conseguito traguardi economici impensabili al momento dell’avvio delle loro attività, ma che mantengono un profilo basso, senza montarsi la testa.
In questo tipo di capitalismo, pressoché esclusivamente familiare, si trovano ben delineati alcuni profili identitari di un sistema industriale che ha sentito sia le crisi del 2008 e del 2011, sia le battute d’arresto imposte dalla pandemia da Covid-19 prima e dalla guerra in Ucraina poi, ma che nonostante tutto ciò non è in “crisi”, come ben dimostrano gli straordinari risultati ottenuti nel corso del 2022/23 in termini di produzione e di export diretto o indiretto (contributo alla filiera).
Ci si riferisce a quell’imprenditore che ha lottato per difendere quello che c’era, ma che ha continuato e continua anche a interrogarsi sul futuro possibile. In una prospettiva come questa le realtà industriali del territorio di Reggio Emilia si confermano come l’epicentro di una trasformazione che non interessa solo questo territorio e l’intera Emilia, ma interroga il sistema industriale nazionale sul futuro del made in Italy.
La conoscenza della realtà locale ci aiuta a comprendere come la provincia di Reggio Emilia non esprime solo alcune decine di “multinazionali tascabili” eccellenti, con marchi, prodotti, e servizi noti in tutto il mondo, ma anche un vero e proprio universo costituito da centinaia di piccole medie imprese che hanno saputo adottare modelli e schemi di riferimento decisamente innovativi. Si tratta di uno dei segreti meglio custoditi di questo territorio, ovvero le numerose piccole imprese di ogni settore che quotidianamente dimostrano come sia possibile innovare i propri prodotti e propri processi produttivi per riuscire a competere in un mondo che cambia.
Possiamo definire questo vitale universo produttivo come il mondo degli “innovatori della porta accanto”. In un paesaggio in cui l’area industriale e il capannone sono spesso uno dei tratti distintivi, l’Innovatore della porta accanto è quell’imprenditore che è vicino a noi, di cui conosciamo il marchio, non sempre il cognome e quasi mai ciò che produce, ma dal quale potremmo, conoscendolo, apprendere molte cose interessanti.
Un imprenditore che, grazie alla sua esperienza e al suo (spesso invisibile) successo, ha molto da raccontare ai suoi colleghi a proposito delle piccole dimensioni aziendali, dell’innovazione, del ruolo della famiglia e del posizionamento competitivo di un’impresa piccola, ma non per questo priva di identità, valore e competenze distintive. Analizzare la sua storia prima e ascoltarla poi, permette non solo di conoscere l’innovatore della porta accanto, ma anche di comprendere meglio la propria impresa e le proprie sfide, di intuire possibili soluzioni replicabili e di stabilire nuove relazioni.
(pubblicato su Vision/settembre 2024 – Unindustria Reggio Emilia)