Nei giorni più cupi della Seconda guerra mondiale, quando il futuro stesso dell’America era a rischio, il Comitato di guerra degli scrittori (la principale organizzazione di propaganda del governo federale durante il conflitto) chiese allo scrittore Elwyn Brooks White di scrivere una breve risposta alla domanda «Cos’è la democrazia?».
White diede una risposta tanto umile quanto suggestiva. Ecco cosa scrisse:
“Di certo il Comitato sa che cos’è la democrazia. È la fila che si forma sulla destra. È il «non» in non spingete. È il buco nel pallone gonfiato da cui esce pian piano l’aria; è la macchia sullo smoking. Democrazia è il ricorrente sospetto che più della metà delle persone abbia ragione più della metà delle volte. È il sentimento di segretezza nelle cabine elettorali, il sentimento di comunione nelle biblioteche, il sentimento di vitalità ovunque. Democrazia è una lettera al direttore. Democrazia è il punteggio all’inizio del nono inning. È un’idea che non è ancora stata confutata, una canzone le cui parole ancora suonano bene in testa. È la senape sull’hot dog e la panna nel caffè razionato. Democrazia è una richiesta dal Comitato di guerra nel mezzo di una mattinata nel mezzo di una guerra, che vuole sapere che cos’è la democrazia”.
L’egualitarismo, la civiltà, il senso di libertà e lo scopo comune che descrive White erano l’essenza della democrazia americana a metà del Novecento. Oggi quella visione è sotto attacco, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto l’Occidente industrializzato.
(da: Steven Levitsky; Daniel Ziblatt – Come muoiono le democrazie, Editori Laterza, 2018)