La domanda che ogni impresa deve sempre farsi, ad ogni livello e in ogni momento, è questa: “Sto facendo la cosa giusta”? Ovvero: sto realizzando servizi o prodotti coerenti con un segmento di mercato disposto ad acquistarli ad un prezzo per me remunerativo? Ma quando chiedi in giro cosa stanno facendo dirigenti, quadri intermedi e personale operativo, ti senti rispondere: “Sto cercando di fare bene il mio lavoro”. E se il tuo lavoro fosse sbagliato? Se non fosse quello che veramente serve? Dobbiamo sempre distinguere fra il “cosa” ed il “come”, ovvero fra il significato strategico delle cose che facciamo (“cosa”) e la loro realizzazione (“come”). I casi sono quattro, come da schema qui sopra: A) “facciamo bene la cosa giusta”; B) “facciamo bene la cosa sbagliata”; C) “facciamo male la cosa giusta”; D) “facciamo male la cosa sbagliata”. Stendiamo un velo pietoso sul quadrante D), che pure esiste in natura (sono le aziende che stanno fallendo, o i monopoli pubblici o privati). Il quadrante B) è quello che risulta oggi il più affollato: molte aziende fanno bene cose sbagliate. Sono in crisi perché hanno prodotti o servizi fuori mercato, nonostante posseggano tecnologie e competenze operative di ottimo livello. Si concentrano sulla riduzione dei costi e sul miglioramento delle operations e non sulla ricerca del valore per il cliente. Per certi aspetti è quasi preferibile la situazione delle aziende collocate nel quadrante C) (“facciamo male le cose giuste”), perché almeno possono dire di aver individuato correttamente il business di riferimento. Chiaramente l’obiettivo è di arrivare nel minor tempo possibile alla situazione di tipo A). La domanda a questo punto è: la vostra impresa quanto tempo, energia, rischio dedica a cercare di “fare la cosa giusta”?