Provate a contare quanti sono – in una settimana qualsiasi – i convegni, seminari, conferenze, tavole rotonde, workshop e webinar dove l’ultima moda manageriale (immancabilmente targata con un acronimo anglosassone) viene presentata dai relatori di turno con toni miracolistici e slogan ampollosi. Tali occasioni si sono recentemente moltiplicate, perché – è noto – siamo in un’epoca in tutto si brucia in fretta, e chi offre servizi ha bisogno di continue novità da dare in pasto ad un mercato affamato di innovazione.

Come si fa a capire che qualcosa non torna? Basta provare ad analizzare quanto questi metodi e strumenti siano frutto di analisi sul campo, sperimentazione ed applicazione di soluzioni, elaborazione teorica e consistenza metodologica.

Se manca anche uno solo di questi elementi, allora siamo in presenza una vuota retorica, di persone che parlano senza avere idea di cosa significhi la realtà quotidiana di un’organizzazione.

E, soprattutto, qualcosa non torna quando non si dà voce a chi cerca di cambiare e migliorare le cose dall’interno delle organizzazioni. Perché solo questo è l’approccio che consente di andare oltre le mode manageriali e di indicare strade concrete di azione.