Nella tribù aziendale esiste il clan dei manager primitivi. È un clan che disprezza deliberatamente tutto quanto ha a che fare con lo strano fenomeno chiamato “digitale”. Lavora come ha sempre lavorato, apprende come ha sempre appreso, ragiona come ha sempre ragionato. Non crede a chi dice che il “digitale” abbia cambiato modo di operare di collaboratori, clienti, fornitori. E non crede che il “digitale” possa essere una leva per sconfiggere le tribù concorrenti.
I membri del clan hanno sorriso quando ad un convegno un relatore ha sostenuto che il digitale rappresenta non solo un nuovo strumento, ma un nuovo modo di ragionare, sentire, percepire, relazionarsi. Il clan non crede sia necessario cambiare, e non vede perché debba acquisire un nuovo modo di ragionare, sentire, percepire, relazionarsi. Alcuni membri del clan preferiscono così ignorare il “digitale”, altri invece lo disprezzano apertamente.
I manager primitivi sono stati tuttavia costretti a dotare ogni membro della propria tribù di smartphone, connessione e computer, ma lo costringono però ad osservare rigorosamente il rito della timbratura del cartellino alle 8,00 precise, e quello del calcolo dello straordinario dopo le 17,00. È un clan che crede fermamente che le riunioni vere siano solo quelle faccia a faccia, e le altre al massimo telefonate. Nella tribù lavorano alcuni esperti di “digitale”, ma non sono mai presenti quando i grandi vecchi si riuniscono per decidere. I “digitali” della tribù vengono chiamati solo quando qualche macchina o connessione si inceppa.
È una questione antropologica: il manager primitivo non può concepire un modo di lavorare diverso da come ha sempre fatto, un mondo degli affari alternativo a quello in cui è cresciuto, un sistema sociale basato su assunti totalmente opposti rispetto ai suoi. E condanna la sua tribù all’estinzione.