Domenica 26 maggio si terrà a Bologna un referendum consultivo cittadino sulle scuole per i bambini dai 3 ai 6 anni. Nonostante il quesito riguardi le sole scuole d’infanzia, l’occasione ha dato vita ad un acceso dibattito sul tema “scuola pubblica Vs scuola privata”. La discussione di questi giorni ha normalmente ignorato il fatto che il problema della qualità della scuola pubblica è un problema di tutti (non solo di quelli che vi mandano i propri figli) e non è solo un problema di costi. Poniamo che – a causa della riduzione dei fondi a disposizione – le scuole pubbliche peggiorino. Ma perché una famiglia dovrebbe preoccuparsi dello scadimento della qualità dell’istruzione pubblica, quando esiste la possibilità di mandare in figli in una scuola privata? Per nessuna ragione, se si guarda al proprio orticello; per molte ragioni, se si ragiona in termini sistemici. Una prima ragione sistemica è che se la qualità della scuola pubblica continua a calare, anche la scuola privata non avrà interesse a fare un’offerta di alta qualità. Una seconda ragione è che se l’offerta privata si caratterizza in senso identitario – ovvero religioso o ideologico – sparisce di fatto la possibilità per le famiglie di cercare le alternative migliori, venendo meno la regola della reale concorrenza fra scuole private. Una terza ragione – per me fondamentale – è che non è possibile non essere “utenti” della scuola pubblica, anche se si decide di smettere di fruirne, in quanto la vita dei genitori e la vita dei loro figli sarà in ogni caso influenzata dalla qualità dell’istruzione pubblica della loro comunità.